Linee tratteggiate.
Tracci confini a linee dritte, come un taglio netto che fa sanguinare soltanto un po’. Sei al sicuro, ti dici, se strappi di tanto in tanto un passo di là. Che male ti potrà fare? E in silenzio il colpo arriva e sembri pronto ma non lo sei. Ti chiedi e ti rispondi come puoi. E poi smetti di chiederti e apri la finestra per guardare oltre il filo spinato. Non hai più confini, nessuna linea rimasta, la cicatrice al posto della ferita. Chi altro potrebbe, se non tu, cancellare tutto, di nuovo, e ripartire? Dillo alla tua voce che può smettere di tremare. Dillo alle tue gambe che la corsa non verrà smorzata neppure quando si stacca da terra. Dillo. Che serve sempre. E ricorda. Che aiuta ogni inizio pigro e molle a superare le notti senza suoni. I lamenti tacciono e quel che è stato dato – forse perduto – non pesa più, lontano da te non vuole più farsi raggiungere. Fa bene. Ti farà bene. Indossa i tuoi occhiali e ritorna a quel che è tuo. Ora.
Consiglio: ci sono cose che non devono essere ritrovate.